Il primo giorno che torni a casa non è mai una passeggiata

agosto 20, 2011 § 3 commenti

Il primo giorno che torni a casa non è mai una passeggiata

 

 

 

 

Se dovessi stilare una lista di nomi di cose, dei nomi delle cose che orbitano intorno alla mia esilità (a essere sinceri l’ho già stilata più volte, in questi giorni, e ho anche appurato che le liste stilate al buio, nel proprio letto, con le dita dei piedi che accarezzano le dita dei piedi, quelle sono liste che attraversano il concetto di oggettività per entrare nel mondo dell’onanismo notturno, mentre quelle stilate di giorno, tra la colazione e la cena, quelle sono liste che incutono timore e mordono le caviglie del soggetto pensante che stila liste che nessuno dovrà mai vedere) dovrei aprire molte parentesi, simili a quella che precede, e dovrei anche immaginare un modo per tenere a bada il prurito che si manifesta, certe mattine, non appena apro gli occhi che cerco di schiarirmi le idee su ciò che è successo durante la notte, per esempio, e di chi sia quel bracciale d’argento che mi ha pungolato la nuca durante il sonno incerto.

Do per scontato che molti dei lettori conoscano già le parole scritte da Perec sulle liste. E do anche per scontato che la maggior parte dei lettori ignorino con una calma da serial killer e una curiosità da soggetti in stato vegetativo permanente il nome dell’autore che ho appena citato. Perec.
Questo tizio francese amava i puzzle, gli anagrammi, le etichette dei Pernod scaduti da decenni, le storie degli appartamenti popolati da personaggi bizzarri, barocchi, perechiani.
Ma Perec è morto. Nessuno legge più Perec. Nessuno ama Perec.
Volevo parlare di ritorni e invece ho scritto di liste. Le liste sono piene zeppe di parole. Alcune sono redatte con gli imperativi. « Leggi il seguito di questo articolo »

Cose di casa mia (frammento)

dicembre 28, 2010 § 2 commenti

Roma (8 agosto, ore 12)

Nelle fotografie manca sempre qualcosa. Alcune hanno tutto, ma manca qualcosa. Nei ricordi c’è sempre qualche particolare in più, schegge che affiorano e divelgono l’immagine così come sembra, schegge impazzite che vibrano e poi si fermano. Per esempio il posto da cui vengo. Un posto strano dice la memoria, un posto brutto dicono fotografie appese qua e là a casa di mia nonna. E’ un paese, una specie di agglomerato grigio, case e strutture che assomigliano a palazzi costruiti a casaccio, piazzati come viene. Il posto è Talsano, la provincia è Taranto, la regione è Puglia, il mio nome è Marco. « Leggi il seguito di questo articolo »

Cape d’menchie

dicembre 10, 2010 § 1 Commento

Corre con i goccioloni di pioggia che gli scavano la fronte. Corre sulla strada che prima gira a sinistra e poi a destra, e non cade. C’è un punto in cui scivola, sotto una tettoia di lamiera, di fronte a un bar chiuso. Continua a correre e attraversa un cavalcavia e poi la strada si divide, e lui non sceglie, corre e basta. Va a sinistra, perché ha visto che su quel tratto non c’è marciapiede. Corre sul lato destro della carreggiata. Una macchina suona. La luce dei fanalini di coda lo saluta mentre s’allontana. « Leggi il seguito di questo articolo »

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