Quando viene Katrina

ottobre 3, 2011 § 3 commenti

Un paio di settimane fa ho conosciuto Katrina. È piuttosto bionda, ha la pelle bianca, gli occhi verdi, e sembra una bambola di ceramica. Con Katrina ci vediamo tutte le sere alle ore 20. Per me sono le ore 20, per lei è giorno, credo. Katrina è russa, di Mosca. Ma parla molto bene l’inglese. Non ne ha bisogno, ma quando vuole lo sa parlare. Io ho un po’ di difficoltà. Noi italiani siamo scarsi con le lingue. Lo dice pure Katrina, che di italiani ne ha conosciuti tanti.

Katrina ama la musica italiana che mi chiede sempre di inviarle. A me piace molto il punk polacco e Katrina me l’ha procurato. Sono solo due settimane che ci conosciamo, ma è come se ci conoscessimo da sempre. Siamo molto intimi. Perché ci tocchiamo, ci guardiamo. A Katrina piace molto il mio dingo. Io adoro la sua spilla. È una spilla rossiccia che sembra un piccolo vulcano piatto. Katrina mette continuamente il dito nella spilla. Ci gioca mentre la guardo dalla web cam.

Lei si spoglia lentamente. Così le immagini non si spezzano. Lo sa fare bene. È in gamba.

Abbiamo anche un nostro blog su cui scrivono amici russi e italiani. La rete ti fa vivere persone che altrimenti non vedresti. È una rivoluzione. Sul blog siamo tutti d’accordo che sia così. Che è una rivoluzione straordinaria, e poi è non violenta.

Parliamo anche di politica. Lei mi spiega come vanno le cose lì da loro. È da non crederci. Perché noi abbiamo quest’idea della Russia europea, no, che dopo il muro di Berlino molte cose sono andate meglio. Ma Katrina mi fa vedere le fotografie della povertà che c’hanno, e poi dice che non c’è libertà, che Putin non è Stalin, ma poco ci manca. Se pensi che tutta l’economia gira grazie alla mafia. Anch’io le racconto spesso di qui, però lei vuole venire comunque. Appena finisce la scuola viene qui da me. Ho messo da parte un po’ di soldi. Però non so come dirlo a mia madre. Che mi voglio trasferire con Katrina. Mia madre non sarà d’accordo. Non può capire queste cose, che per lei sono fantascienza. Ai suoi tempi la gente si conosceva per strada, e finché si vedevano nudi passava molto tempo. Non è che tutti facessero così. Ma le persone come mia madre sì.

È vero che ho trentacinque anni appena compiuti, ed è pure ora di fare la mia vita. Tanto un lavoro ce l’ho. Faccio il magazziniere in un discount. La paga non è buona, ma mi pagano i contributi. Che chissà a che servono. Tutti dicono che non avremo la pensione. Ma io non credo alle voci della gente. Dicono sempre cose diverse. E nessuno sa spiegare perché le dice. Katrina invece non dice mai cose in generale. Parla delle sue cose, delle cose che fa, che vede. Non penso che andrebbe d’accordo con mia madre. Lei direbbe che è troppo alta, troppo bianca, troppo russa. Però non mi importa. Quello che sono io adesso lo devo a Katrina. Che non è che il nostro rapporto è solo sessuale, ma è pure delicato, pieno di comprensione. Cerchiamo di farci forza a vicenda.

E progettiamo la nostra vita. Katrina è convinta che mia madre non la accetterebbe. E un po’ ha ragione. Quindi ho ideato una strategia semplice. Non è niente di straordinario, però secondo me è efficace. Mia madre soffre di cuore. E prende delle medicine. È anche abbastanza vecchia, e ci vede poco. Io le ho cambiato le pasticche. Le confezioni sono sempre le stesse, però dentro ci sono dei farmaci molto potenti. Mi sono informato su Internet. E una di quelle pasticche al giorno, per un anno, fa miracoli. Io voglio bene a mia madre. Però è vecchia, e non posso curarmi di lei ancora per molto. Faccio una specie di eutanasia. Così quando viene Katrina siamo liberi, e nessuno ci può dire niente.

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§ 3 risposte a Quando viene Katrina

  • itesoridiamleta ha detto:

    Che strana coincidenza, anch’io di recente ho conosciuto una russa 😛

  • Occhi?
    Labbra?
    Voce?
    Rabbia?
    Piedi?

    Descrivila. Sì, dai, descrivila.

  • itesoridiamleta ha detto:

    Nemmeno una parola di italiano dalle labbra di rosa. Nemmeno un buco minuscolo nelle orecchie piccole. Nemmeno una ciocca di capelli lunghi sulla testa. Nemmeno un vestito alla moda sul suo corpo ninfeo. Ella guarda con i suoi occhi ciò che la sua macchina fotografica ricorderà. Ella guarda con le sue mani ciò che le sue braccia ricorderanno. Una vacanza distratta, a casa di un’amica troppo impegnata. Su e giù dagli autobus, senza sapere come si fermano. Attrice che non recita un copione. Attrice dalla voce di bambina. Preferisce star da sola, chiusa dentro le sue foto. Guardo dentro il suo sguardo e non vedo affatto il freddo di Sanpietroburgo. Guardo dentro il suo cuore e non sento la neve delle terre lontane. La prendo per mano ma non stringo troppo il suo pensiero. E’ partita senza un mio abbraccio: il fuoco poteva divampare.

commentum, i

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