Considera la pelle

gennaio 16, 2012 § 1 Commento

3 marzo 2008, Molfetta.
Michele Tasca, Vincenzo Altomare, Guglielmo Mangano, Biagio Sciancalepore e Luigi Farina muoiono per lavare una cisterna di proprietà delle Ferrovie dello Stato.
Erano operai specializzati.
Quello che segue è il monologo di una pelle simile ad altre pelli. Davanti alla pelle, magistrati.

 

Considerato che l’uomo e la donna nascono e muoiono da quando dio o l’acqua hanno sublimato la cenere, e considerato che a volte muoiono corrosi dal veleno o infiammati dalla polvere, e considerato che nel quarantottesimo anno del XX secolo si è considerato opportuno declamare una dichiarazione che considerasse i diritti considerati universali dell’animale sociale considerato inviolabile perché le galassie tremano sulla sua testa e l’orizzonte degli eventi succhia il cuore dei sogni e perché l’umano è pelle e aria e perché voi sedete oggi su pietre lavorate da questa pelle e perché i vostri figli siederanno su altre pietre lavorate dalla stessa pelle, è quindi giusto raccontare la storia di una pelle. Io sono la voce. Voi siete il giudizio.

Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione. Questo dice la Dichiarazione adottata da un’assemblea di pelli come la vostra.
Considerato il valore di una pelle. Considerato il suo peso. Considerato il suo spessore. Considerata la sua caducità. Considerato che molti di voi vengono pagati per assicurare a queste pelli il diritto di vivere e non di sopravvivere. Considerata la dichiarazione di un ex funzionario dell’Istituto Superiore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro.
Nome Claudio.
Cognome Patricolo.
60 anni dopo la dichiarazione dei diritti di cui sopra.

“Ho capito che mestiere faccio il giorno che entrai in un’aula di un tribunale per una testimonianza relativa ad una perizia e mentre ascoltavo il P.M. incrociai lo sguardo della vedova. Vidi nei suoi occhi la rabbia, il dolore, lo sconforto, la paura per lei e per il futuro di suo figlio di 2 anni. Il marito era morto perché il suo datore di lavoro non aveva speso 43€ per comprare un interruttore di protezione dell’impianto elettrico”.

Siete nati per occupare lo spazio tra una pietra e l’altra. Voi lo considerate un diritto. Questo spazio che vi permette di lavorare, di mangiare, di pagare le tasse universitarie dei vostri figli. Ora considerate per un secondo un’altra vita. Consideratevi lontani da queste pietre.
La vostra pelle in altra pelle.
Consideratevi diversi da ciò che siete.
Immaginate di non essere qui.
Non è mia la voce che state ascoltando.
Immaginate le parole “cisterna” e “idrogeno solforato”.
Immaginate l’odore della tuta che ricopre la vostra pelle e la discesa.
La discesa.
La discesa.
Immaginatevi morti.

Ora potete respirare.
Fatelo.

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