Luciano Funetta – Nel sogno è notte

aprile 26, 2012 § Lascia un commento

Lupo,
nel sogno è notte.
Nel sogno il caldo ci bagna le tempie di sudore. Nel sogno ci sei tu e c’è Malcolm Lowry. Nel sogno c’è un paese disabitato costruito ai bordi della strada che è la nostra strada, una strada con l’asfalto sfondato che ci aveva fatto perdere il controllo del camper. Nel sogno guardiamo il camper distrutto contro il tronco di un albero. Malcolm Lowry sferra calci nella polvere. Nel sogno dici che ci sono gli animali, e che gli animali, anche se siamo perduti e poveri, ci temono. Io non capisco. Non siamo temibili. Siamo stanchi e affamati. Non ci laviamo da giorni e le finestre delle case sono buie, come in un paese in guerra o in un paese di morti. E Lowry dice: “Guardate”. E proprio nel momento in cui Lowry ci dice di guardare, ovvero nel momento in cui entrambi, Lupo, capiamo che vedremo qualcosa di tremendo, il mendicante spunta dal bosco, più lercio di noi, con i vestiti incollati alla pelle dalla sporcizia e gli occhi rossi spalancati nel buio. Nel sogno il mendicante zoppica. I suoi pantaloni sono macchiati di sangue marcio alle ginocchia. Nel sogno il mendicante ci dice di avvicinarci, e noi avviciniamo le nostre facce stanche alla sua faccia sconvolta e ascoltiamo il sussurro del mendicante. Il sussurro del mendicante ci spiega cose che non possiamo capire. Poi il dito del mendicante indica una casa. “Prendete la chiave” dice “E’ l’unico posto dove sarete in salvo”. Nel sogno, Lupo, sentiamo le guardie che battono il bosco con i cani. Entriamo nella casa. Lowry è più alto di noi e bestemmia. Il pavimento è di terra. Ci facciamo strada con i fiammiferi accesi che si consumano e ci bruciano le dita. Vediamo prima la fila di bottiglie vuote e coperte di polvere, poi i tavoli ribaltati, sfondati, macchie di sangue e vecchi sputi induriti sulle pareti. “E’ un bar” dice Lowry, e tu respiri come se quel posto ti riportasse all’incubo. Ci mettiamo a frugare tra le bottiglie. Lowry ha il viso degli anni peggiori, il viso della Spagna visitata con Aiken e il viso del Messico. Troviamo una bottiglia piena e beviamo a turno. Ci puliamo le labbra con il dorso della mano. Nel sogno, Lupo, il bar è una specie di labirinto o di nascondiglio. Il bar è una serie di stanze, una più segreta dell’altra, e Lowry decide che vuole esplorarle tutte. Lo vediamo scomparire dietro una porta. Nel sogno, a quel punto, ti chiedo qualcosa che non ricordo. Tu rispondi: “E’ una vita che faccio il cuoco”, e all’improvviso ci troviamo nell’ultima stanza e vediamo che altri si sono nascosti lì dentro. Alcuni di loro mi sono familiari. Sono seduti sul pavimento. Non escono da settimane. Hanno paura e sono malati. Mi avvicino a una ragazza che trema. La riconosco, e anche se nel sogno sono certo di averla perduta, la ragazza mi sorride. E’ malata anche lei e io le regalo la mia giacca. Qualcuno mi abbraccia, Lupo, ma il sogno è confuso e sento solo che l’abbraccio è caldo e umido. Voglio bene a quelle persone. Vedo Perec e vedo Derek Walcott e vedo che Lowry si china su ognuno di loro e lascia cadere due gocce di liquore nelle bocche aperte. Nel sogno ci sistemiamo sul pavimento con gli altri e beviamo. Qualcuno legge ‘Mai morti’ ad alta voce e Lowry viene a posarti una mano sulla spalla. Anch’io leggo, ma quelle che leggo non sono parole mie, e Malcolm Lowry legge ‘Sotto il vulcano’, che in realtà è ‘Moby Dick’. Lo riconosco perché Lowry sta leggendo un passo che conosco a memoria. Siamo tutti malati o fuggiaschi e ci teniamo caldi a vicenda, senza toccarci. La finestra è aperta e sentiamo gli ululati. Gli ululati sono dolci e ci calmano. A uno a uno, gli altri si addormentano, cadono in un sonno che non è sonno. Restiamo solo noi tre, tu Lowry e io, a guardare dalla finestra, perché sappiamo che qualcosa spunterà in fondo alla strada insieme all’alba e quella sarà la fine di tutto.

Luciano Funetta

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