Fare il vento con i mortaretti, travestiti da Harvey Keitel, la notte di capodanno

dicembre 31, 2010 § 3 commenti

Il bar sotto casa mia è piccolo, si chiama bar ed è sempre pieno di operai. Gli operai che lo riempiono lavorano nei laboratori e nelle officine che circondano il bar. La maggior parte di questi operai hanno facce scavate dall’acne e dalla rosolia, facce sfregiate dal morbillo e da eczemi sconosciuti. Uno di questi operai, per esempio, mi fa pensare spesso ai marinai di Melville, a quelle facce da filibustieri, a quei visi tagliati dal vento in poppa e dal rum in coperta. La sua faccia è rossa e maculata, e sulle guance glabre piccoli porri color crema spuntano accanto alle fossette di carne mangiata dagli anni, erosa da una vita di cui non so nulla. Però conosco le abitudini di questa faccia da operaio, e conosco bene il profilo del naso porcino quando cala sulla birra fredda alle 7.30 del mattino, e conosco anche piuttosto bene il suo passo svelto mentre attraversa i binari e gira il collo grinzoso per vedere se un trenino sta per segargli le caviglie, e conosco anche la sagoma da lontano, con quel passo da cattivo tenente, quel corpo tozzo lanciato dai piedi che schiacciano la strada con la foga di un Harvey Keitel operaio, uno da birra fredda alle 7:30 del mattino. « Leggi il seguito di questo articolo »

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