Cartolina del Lupo da un villaggio della Thailandia, 12 ottobre 2010

dicembre 3, 2010 § Lascia un commento

A Roma, guardando un tombino, potevo permettermi di sognare: immaginavo che là
sotto avrei visto camminare scheletri di dinosauro e assassini profumati,
immaginavo giardini di plastica e temporali della durata di un nanosecondo,
vedevo i cuochi di Napoleone guidati dal leggendario LeQuoque, tutti presi dal
fondere lamine d’oro su pasticci di carne e riso, immaginavo che mi avrebbero
spiato i rapinatori di tempo, quelli che ti fermano per una battuta sul tempo e
che subito dopo stanno già parlando delle numerosissime tragedie che hanno
investito la loro famiglia, immaginavo che avrei visto un uomo in divisa da
carcerato, di nome Edmond Dantès, rinchiuso nei sotterranei della prigione d’
If, a largo di Marsiglia, immaginavo di rincorrere le gemelle Kessler, nude
come mamma le ha fatte, mentre rincorrevano Marcello Mastroianni che rincorreva
me, immaginavo che avrei dovuto passare per forza tra le gambe infinite di
giganteschi lottatori di sumo, immaginavo un vicolo là sotto, popolato solo da
cantanti e pianisti, dove nessuno avrebbe avuto tempo di ascoltare la musica,
perché tutti la suonavano, immaginavo piccole piazzuole oscure dove si tenevano
i corsi avanzati di bacio, per soli imbranati, immaginavo che a un certo punto,
perdendomi, sarei finito in una grande piscina dove le ballerine sovietiche si
esercitavano nel sincronizzato, immaginavo di sentire allora, il respiro dei
maratoneti in tuta spaziale, con maschera da talpa, che entravano e uscivano
dai cunicoli in fila indiana, immaginavo che avrei incontrato ovviamente
coltissimi fabbricanti di cose spente e qualche mangiatore di buio e un paio di
insegnanti di amnesia, immaginavo che là sotto avrei trovato le storie amate, i
racconti paurosi, che avrei visto i vampiri snodati aggrappati con le unghie
nei tunnel biforcuti, immaginavo che tutto il mondo che immaginavo si sarebbe
dato appuntamento nei cunicoli che avrei attraversato

commentum, i

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