Mio zio poi è morto

dicembre 19, 2010 § 1 Commento

Mio zio poi è morto

 

 

Una volta ho avuto uno zio che collezionava francobolli e monetine,

aveva i baffi e gli piacevano la numismatica e la filatelia.

Mio zio faceva il cuoco part-time in un ristorante italiano sulla Hauptstrasse.

Avevo meno di otto anni quando mia madre e mio padre mi portarono a casa sua, per conoscerlo.

Ci accolse con una camicia bianca e un sorriso verde.

Ci presentò subito la sua compagna, una donna più grande di lui.

L’appartamento dava sul fiume marrone, la luce era piacevole, il frigorifero era mezzo vuoto e giallo come la crema chantilly.

Mio padre prese le chiavi dalle mani grandi di mio zio.

Mia madre finse di non sentire il fumo che saliva dalle cicche appena spente in soggiorno.

Mio padre mi prese per mano e mi spiegò che per qualche settimana avremmo vissuto in quella casa.

La compagna di mio zio ci offrì del tè freddo.

Mia madre chiese dove fosse il bagno e già me la immaginavo piegata sui sanitari, con uno straccio in una mano e alcol puro nell’altra.

Mio zio disse “è ora”.

La compagna di mio zio salutò mio padre con una stretta di mano e diede un bacio sulla guancia destra di mia madre, che intanto era tornata dal bagno.

Quindi uscirono.

Per me, questo, è uno dei ricordi migliori.

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§ Una risposta a Mio zio poi è morto

  • tramedipensieri ha detto:

    …se una poesia è da capire, io non l’ho capita…
    …se una poesia è emozione, non l’ho avuta…

    dicono che una poesia non si possa spiegare
    non so, io non so leggere nemmeno tra le righe…

    però a leggerla resta quella sensazione di vuoto. ecco.

commentum, i

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