Torino-Sansicario-Torino (29-31 agosto 2012)

settembre 6, 2012 § Lascia un commento

29 agosto.
Le montagne hanno picchi altissimi. Toccano i 3000 metri. Fortini che ricordano storie di vecchie guerre, di cannoni francesi che esplodono in anticipo sul pranzo. Il confine è vicino.
Il rifugio Levi-Molinari è piccolo, accogliente. Tavoli e panche di legno. Peccato per le finestre rifatte. Un tizio che parla di multiculturalismo. Una torta alle mele, grazie, e tè in abbondanza. 1870 metri. Una famiglia con due pad, due bambini, una madre e un ragazzino attraversa il bosco. Due muli brucano il verde. Hanno grosse campane appese al collo. Ci chiediamo se non soffrano. Tutto quel rumore in quell’isola di silenzio. Non si sentono neanche gli uccelli. La Val di Susa è qui. Chiomonte è poco più sotto. Da qualche parte, a qualche chilometro, c’è Sansicario. 1600 metri. Il monte Chaberton ha la sommità grigia. Grandi croste di materia che scavano lunghi solchi perpendicolari ai boschi. Al mattino branchi di nuvole. La sera, quando piove, danno l’impressione di cose dense che salgono. Oggi è il compleanno di Michael Jackson.

30 agosto.
Caffè solubile, latte parzialmente scremato, grandi vetrate che danno sul monte Chaberton. Ci sono 18 gradi in meno rispetto a Torino. A quest’altezza, anche se il sole non porta raggi, il cielo è bianco, apri e richiudi gli occhi con difficoltà. La luce entra dappertutto. Una luce senza fretta.

31 agosto.
Alle 8 del mattino ci sono cinque gradi. La luce riempie il monte di macchie verdi. Conati di ombra a destra e a sinistra. Il vento porta odore di fiori. Pulito. Asciutto. Tra qualche ora dovrebbe piovere. Dalle grandi vetrate guardiamo il monte, mentre la lavastoviglie rigetta acqua sui piatti sporchi.
Lei ha i piedi infreddoliti, li tiene nell’incavo della mia schiena, sul divano di stoffa rossa. Legge la Munro. Io leggo un autore italiano che scrive come un autore americano.

Nel pomeriggio il vento tira il suono dei boschi e lo trascina tra le assi delle baite abbandonate. Un piccolo villaggio, prototipo di un centro commerciale di montagna, negozi d’abbagliamento, tavola calda, ristorante, pasticceria, tabaccheria, giornalaio, enoteca. Lo spazio ai piedi della montagna deformato dal cemento che fa da piattaforma a residence costruiti con l’aiuto delle ‘ndrine calabresi, ci ha detto un amico di Torino. San Sicario è un punto nella planimetria yuppie anni ’80. Tra Cortina d’Ampezzo e Sestriere, con Jerry Calà che tira fuori la lingua mentre Massimo Boldi riempie le guance per soffiare boiate. Dicono che sui 2500 metri nevicherà. Nevicherà sul fortino dalle guglie a punta. Nevicherà sul punto più alto. Nevicherà sulla vegetazione che resiste alle raffiche gelide.
L’enoteca era aperta.

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