Da qualche parte in Italia

dicembre 16, 2010 § Lascia un commento

By this river – Brian Eno

Quando la strada è piatta non ci sono macchine in giro.
Gli autogrill lo aspettano con quelle porte che adora perché si aprono se passi sul raggio della fotocellula.
Al banco degli affettati c’è una ragazza che ha dovuto coprire i suoi capelli rossi e ricci con una cuffietta bianca.
La segnaletica tra un posto e l’altro sembra quasi chiara.
Percorre la distanza tra il casello, l’uscita e la stazione di servizio nel minore tempo possibile.

Quando la strada è ripida vuol dire che è un giorno di festa, una domenica salutata la sera prima dalle famiglie che hanno visto un metereologo alla televisione, uno in divisa dell’aereonautica o vestito in borghese, non importa, che sorridendo ha detto a tutti che il giorno dopo ci sarà sole; mamma e papà si sono svegliati molto presto, papà è sceso in garage per controllare l’olio e il livello dell’acqua nella batteria della macchina color grigio metallizzato, e mamma ha preparato panini con frittata, ha lavato la frutta con il bicarbonato, l’ha asciugata e infilata nelle bustine di plastica per alimenti e poi ha preso la coca cola per i bambini e l’ha messa in una borsa frigo con dentro il ghiaccio sintetico.

La ragazza che serve fette di porchetta aromatizzata al pepe bianco e etti di prosciutto di montagna ha un cartellino trasparente, appuntato sul camice bianco, una lunga parannanza.
Il nome della ragazza oggi è Giovanna.
Ha i capelli rossi e ricci, le lentiggini come infinite stelle al planetario. Questi puntini marroni confluiscono tutti sul naso, ma se guarda bene il polso di Giovanna mentre taglia la sua porzione di prosciutto di montagna, ce ne sono dappertutto.

Stanotte è partito con la cena sullo stomaco, e al km. 63 di una superstrada illuminata a giorno da file di lampioni altissimi s’è fermato in un’area di servizio. L’abitacolo del suo camion assomiglia a quello di una navicella spaziale della 2a serie di Star Trek o a un camper molto attrezzato.
Può riscaldare sughi sul fornello elettrico e far bollire l’acqua in uno speciale bollitore, può farsi un caffè quando ne sente il bisogno e può vedere un film o una serie tv se è stanco e annoiato.
Viaggiare di notte gli è sempre piaciuto. E poi un camionista non può farne a meno. Da quando guida bestie da 5 tonnellate ha imparato ad apprezzare il lavoro notturno. C’è tanta di quella gente che lavora di notte da riempire tutte le domeniche dell’anno.
Quindi ha versato un cucchiaio di citrosodina in un bicchiere d’acqua.

Giovanna ha iniziato il suo turno a mezzanotte. Ha dovuto preparare una trentina di tramezzini e più di cinquanta panini. La cosa più difficile è attenersi al menù diversificato: l’Autogrill propone dieci variazioni su base carnivora (prosciutto, porchetta, salame) e cinque su base vegetariana (melanzane, zucchine, radicchio).
Forse, però, la cosa che più la irrita è l’obbligo di indossare guanti di lattice durante le otto ore di lavoro. Le mani, a fine turno, sembra che siano state impanate nel borotalco, e il sudore s’è fuso con le particelle di lattice fino a creare una pastella appiccicosa.
Ci vogliono almeno due lavaggi con detersivo industriale aromatizzato al pino verde per scacciare il bianco e l’odore di lattice pungente.
Il primo giorno di lavoro Giovanna ha detto a Mara, la ragazza che la sostituiva nel turno successivo: sa di sperma, non ti sembra?

Quando hanno caricato il camion era contento.
Cinque scaricatori l’hanno riempito di cassette di insalata verde, lattuga soprattutto.
Era contento perché se trasporti derrate alimentari di prima necessità eviti i blocchi stradali dei camion.
La strada è liscia, piatta.
Il turno precedente era finito alle 2 di notte.
Aveva tutto il tempo di schiacciare un pisolino, almeno un paio di ore prima che il camion fosse pronto per partire.
Per fortuna s’era ricordato in tempo, prima di sognare qualcosa di nebuloso come le stelle al planetario, di stracciare il disco delle otto ore.
La cosa funziona più o meno così: i camionisti hanno a disposizione un solo disco a giornata, che dura appunto otto ore; una volta scaduto, rischiano multe pesantissime; il fatto è che in teoria non dovrebbero guidare più delle otto ore stabilite; ma come fanno a trasportare un carico dalla Svizzera alla Calabria in un solo giorno?
Sempre in teoria, dovrebbero fermarsi e ripartire il giorno dopo. Perciò fanno così: i supervisori e i proprietari delle s.r.l. che amministrano il mercato dei trasporti, mettono a disposizione dei camionisti una scorta di dischi. Quando il disco è scaduto, il camionista lo straccia in mille pezzettini e inserisce un nuovo disco vergine nel lettore convenzionale. Se lo fermano è a posto.

Giovanna sta preparando il panino per il camionista. Lui le ha chiesto di metterci due fette di porchetta e una di prosciutto cotto arrosto. I guanti di lattice iniziano a tirare la pelle, e può sentire il sudore mentre si fonde con le particelle opache.

Il camionista pensa che a volte farebbe volentieri a cambio con una di queste ragazze che preparano panini. Gli piacerebbe lavorare così: fare due chiacchiere con quelli che passano, chiedere dove vanno, dove sono stati.

Intanto Giovanna ha confezionato il panino in una carta speciale, assorbente, con sopra disegnato il marchio dell’Autogrill. Pensa, in fondo potrei farlo anch’io: viaggiare su un camion e attraversare l’Italia e i paesi d’Europa, vedere finalmente fiumi laghi città, non avere addosso l’odore di carne e affettati, non dover strofinare le mani fino a spellarle.

Tra 7 ore finirà il turno del camionista.
Le sue sedici ore verranno segnate in un libro contabile.
Avrà 12 ore di sonno a disposizione. Poi dovrà ripartire. In 48 ore avrà mangiato 8 panini.

Tra 3 ore e mezzo finisce il turno di Giovanna.
Potrà tornare a casa, dormire per 4 ore, svegliarsi per il ritorno da scuola dei suoi due bambini, preparare il pranzo, sentire la voce di suo marito che è da qualche parte in Italia, su un camion che trasporta cipolle.

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