Questa è stata la mia ultima notte

gennaio 4, 2011 § Lascia un commento

C’erano le stelle molto basse, stanotte.
Ne ho viste moltissime che erano troppo lontane per essere viste normalmente.
Invece stanotte il cielo era pieno di stelle impossibili da vedere.
Forse ho perso troppe notti e questa qui m’è sembrata speciale.
Che poi il perché sia stata speciale è facile da spiegare:
questa notte è stata la mia ultima notte.

La cornice l’abbiamo comprata insieme da Ikea, otto mesi fa, di domenica pomeriggio.
E’ bianca e misura 45x60cm., e dentro c’è una nostra fotografia.
La fotografia è stata scattata da un nostro amico, ed era proprio domenica, e noi stavamo tutti insieme al lago.
Faceva caldo, nella fotografia. L’acqua del lago era piena di gente in costume che nuotava o che prendeva il sole lì vicino sulla ghiaia bianca.
I nostri corpi bianchi facevano sorridere qualcuno, e tu ti sei spalmato prima sul petto e sulle braccia, e poi mi hai chiesto di spalmartela sulla schiena e intorno al collo, e senza che mi dicessi niente l’ho passata anche sulla fronte, sulle guance e sul naso.
Ho notato un ciuffo di capelli bianchi sulla nuca, ma non ti ho detto niente. Ho solo sorriso e tu mi hai chiesto perché. Ti ho risposto che una giornata così non la vivevo da anni.
Se ci penso un po’ mi sembra chiaro che la cornice con dentro la fotografia è l’unica cosa che ti resta di me.

Quando mi hai accompagnato a casa e te ne sei andato suonando il clacson, non sono riuscito a trovare le chiavi. Erano nella borsa, ne ero sicuro. Ma non le trovavo. Ho dovuto capovolgere la borsa sul tappetino all’ingresso.
Mia madre mi aveva lasciato un piatto di pasta con sopra un biglietto che diceva più o meno così, mangia che ultimamente ti vedo troppo magro. Era ancora tiepido perché l’aveva coperto con un piatto fondo.
L’acqua del lago mi aveva lasciato addosso un odore strano e forte, ma non ho fatto la doccia perché non volevo perdere tutto il resto. Ho aspettato che mia madre tornasse dal lavoro (fa l’aiuto-cuoco in un ristorante al centro e torna sempre alle 2, cinque minuti prima, cinque minuti dopo, e la accompagna spesso un uomo più giovane di lei, un ragazzo che si chiama Francesco ma che non ho mai conosciuto perché lei non lo fa entrare in casa, ma so che si chiama così, perché appena entrata in casa mi dice che l’ha accompagnata Francesco, perché non immagina che ho visto tutto dalla finestra del soggiorno). Quindi le ho dato il bacio della buonanotte e sono andato a letto.

Le lenzuola erano fredde all’inizio, ho sentito un brivido piacevole che è partito dai piedi ed è arrivato alla schiena. Quindi ho aperto la Ballata del carcere di Reading, quel libro bellissimo che mi hai regalato, ma ho letto solo poche pagine.
Ho pensato alla giornata e poi mi sono concentrato su questo: mia madre si vergogna della sua sessualità: ne sono sicuro e la cosa è chiara: per esempio, questo Francesco che la accompagna a casa di notte quando è buio; dalla finestra del soggiorno vedo che si accarezzano moltissimo nell’abitacolo della macchina e ogni tanto si baciano anche; a me non dà fastidio, anche perché Francesco ha più o meno la mia età; credo che mi darebbe molto fastidio invece un uomo più grande.

Sicuramente non hanno ancora fatto l’amore, e tutto si spiega col fatto che lui è giovane e lei no. Cioè lui è in grado di capire più di qualsiasi uomo che certe cose hanno bisogno di tempo.
Oppure il fatto che a me piacciano gli uomini ha destabilizzato mia madre al punto da confonderla su tutto. A 46 anni scopre che avere un figlio non significa conoscerlo, e per non perdersi niente della sua vita prova a sentirlo più vicino, molto più vicino di un figlio.

Il sabato pomeriggio gli chiede di uscire insieme per comprare vestiti e camminare in un grande centro commerciale e mangiare il gelato insieme e poi magari andare al cinema.
La domenica sera ottiene il cambio del turno per restare a casa con me, ordinare due pizze, berci sopra un paio di birre e chiacchierare come vecchie amiche in pantofole.
Il lunedì mattina fa uno strappo alla regola e mi accompagna al lavoro, quasi sempre fino all’ingresso dell’ufficio, e mi saluta con la mano dicendomi, a dopo caro.
Il martedì sera è la serata delle amiche: ci vanno tutte quelle che sono passate per le riunioni del bimbi, un mostriciattolo di robot che cucina tutto il cucinabile e costa quanto una macchina di terza mano; hanno appuntamento davanti ad un bar dove fanno l’happy hour, che ha i tavolini fuori anche d’inverno, ma si sta bene perché ci sono dei funghi riscaldanti.

La cosa strana è che la prima volta mi ha chiesto di accompagnarla come se nulla fosse con la scusa che non voleva tenersi la macchina tutta per sé, che tanto avrebbe trovato di sicuro un passaggio, e poi chiaramente le amiche del bimbi mi hanno pregato di restare, bere qualcosa con loro, e sinceramente non posso dire d’essermi annoiato.
Il mercoledì sera invece lo passa sempre a casa, ma da quando le ho detto tutto, ecco, ha smesso di sbuffare e dire che non ce la fa più a stare da sola, sì infatti, ecco, da quando le ho detto proprio tutto su di noi è visibilmente cambiata, come se fosse più serena, come se lei avesse un problema più piccolo del mio e questa cosa non può che tranquillizzarla: c’è sempre qualcuno che sta peggio di te, e a volte succede che sia tuo figlio.

Purtroppo qui fuori fa freddo, non mi piace. E non è facile sintetizzare quello a cui uno tiene con il corpo gelato come ce l’ho io. La nebbia ingrassa la strada e non vedo più niente.
So solo che sono passati otto mesi ed è lunedì e sicuramente mia madre farà uno strappo alla regola anche oggi (non usare la macchina quando non è strettamente necessario) e ti porterà una cosa rettangolare incartata in tutta fretta e quando la scarterai forse ti apparirà chiara l’immagine di quella domenica pomeriggio da Ikea, e tutte quelle ore disperse nei reparti multicolorati, e in fondo era solo per comprare una cornice, una cornice qualsiasi, ma non potrai pensarci troppo perché lei piangerà tantissimo, e vi abbraccerete, e poi parlerete, e poi forse ti accompagnerà al lavoro dicendoti “a presto, caro”.

Tag:, , , ,

commentum, i

Che cos'è?

Stai leggendo Questa è stata la mia ultima notte su Marcolupo's Blog.

Meta