1. ISTRUZIONI PER LA VITA CHE NE HA BISOGNO (da ISTRUZIONI DI INTERESSE GENERALE)

gennaio 23, 2011 § Lascia un commento

1. ISTRUZIONI PER LA VITA CHE NE HA BISOGNO

 

La vita che ha bisogno di istruzioni per l’uso può essere molto faticosa se per esempio tu sei in un corridoio di una palazzina che ha le finestre grandi e orizzontali e tagliate per bene da lunghe sbarre che se ti appoggi sulla gamba sinistra e torci il collo verso sinistra tu vedi e guardi dentro le sbarre e se poi muovi la testa su e giù mantenendo però sempre la stessa posizione è bellissimo.

Come stare su un treno che attraversa i quartieri.
Come alcune volte da piccolo se tu eri figlio di operai o comunque di gente degli appartamenti.
Che stavi da solo dietro la porta di casa. Lo zerbino fuori con la scritta Benvenuti che parlava veramente a pochi piedi ma tu sapevi ascoltare dalla porta blindata anche il minimo rumore d’ascensore e t’accorgevi se prendeva il terzo il quinto il settimo piano e i tacchi le ginocchia i sospiri le voci.

Avendo odiato moltissimo, in quanto un pò rabbioso, mi sento di dire che tutte le storie che ho ascoltato dagli spifferi dell’ascensore e tra le sbarre delle finestre grandi, forse non sono servite a niente.
La vita che ha bisogno di istruzioni per l’uso può essere molto diversa se tu sei cresciuto al piano terra oppure vedevi dalla finestra il tetto della casa di fronte con dentro le persone che si muovono. Altrimenti puoi essere cresciuto in un appartamento del terzo piano, ma comunque tu sia cresciuto le cose che hai visto nei tuoi interni assomigliano molte alle cose che non hai visto negli altri interni. Perciò gli interni sono tutte le storie che avresti potuto essere ma che non sei. Perciò gli interni sono tutte le storie che hai ascoltato senza capire bene alcune parole o frasi e che quindi hai sempre creduto di ricordare così come le avevi ascoltate, a pezzi.

La vita nelle stanze degli appartamenti è piena di oggetti che non ricordi, di scatole che non apri, di fogli che non leggi. Da quando prendi il vento in groppa ad un girello fino a quando la fine ti stana, come nel romanzo più corto della storia dell’umanità: «l’ultimo uomo rimasto sulla terra è chiuso nella sua stanza. Bussano».

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