Cartolina del Lupo, 2 marzo, da una stanza che si trova in una casa che si trova in una strada che si trova in un quartiere che si trova in una città in cui c’è il Colosseo, ma non è il Giappone.

Oggi il cielo è strettamente sorvegliato da quelle caramelle gommose bianche cadute a terra e impestate di polvere, mentre la terra sembra un tronchetto di liquirizia, tutta sfilacciata, masticata, le coste assomigliano a fiordi di torrone e l’acqua, l’acqua è gelatina blu, tipo blu viakal.

Volevo dirvi le cose che mi hanno bruciato il sonno, stanotte, volevo dirvele a voce, le cose che infiammano i sogni e asciugano la lingua e uno si sveglia alle quattro e non c’è nessuna psicosi, ma solo arsura, una sete d’acqua che strappa le gambe dal letto, che scioglie la porta e scorre nel lavandino.
Ma non ho voglia. Sono bagnato fradicio e gocciolo mentre guardo il cielo.

Idiota, dice lei mentre cerco di asciugare la pozza in camera da letto.
Idiota, devi usare lo straccio.
Ok, dico, dov’è?
Idiota, l’hai lasciato steso fuori.
Ok, dico io.
Idiota, è tutta la notte e tutto il giorno che piove.
Ok, dico io, userò un paio di asciugamani.
Idiota, dice lei, se lo fai ti sbatto fuori.
Ok, dico io, e il cielo si apre, le caramelle gommose cadono, la terra si asciuga e verdeggia, l’acqua resta blu viakal.
Poi lei mi accarezza e dice, idiota, svegliati, devi andare a lavoro.

Poi mi risveglio. Sto guardando un reality. Ci sono i politici. Ci sono proprio tutti. Faccia di cedro. Faccia di martello. Faccia di fascio. Faccia di ostia. E pure faccia di purè. E scopro che mi sono solo pisciato addosso.