Trilogia per due attori in un giorno qualsiasi
aprile 14, 2011 § Lascia un commento
TRILOGIA
PER DUE ATTORI
IN UN GIORNO
QUALSIASI
I Atto – Il pranzo
II Atto – Il buio
III Atto – La notte
I Atto – Il pranzo
Scena 1
A: è buio.
B: lo è.
A: mangiamo?
B: è troppo presto.
A: ma è buio.
B: mangiamo.
A: cosa mangiamo?
B: cosa c’è.
A: niente.
B: dici sempre così.
A: come?
B: niente.
A: come niente?
B: niente, niente.
A: cosa mangiamo?
B: c’è un po’ di pasta.
A: e olio.
B: e aglio.
A: e peperoncino.
B: cucini tu.
A: cucino io.
B: mettici anche il prezzemolo.
A: mia madre ce lo mette sempre il prezzemolo.
B: metticelo.
A: non c’è.
B: torno subito.
A: è pronto.
B: arrivo.
A: si fredda.
B: domani ci vai?
A: ci vado, ti ho detto che ci vado. ci vado.
B: dov’è che andresti?
A: è fredda.
B: non c’è il prezzemolo.
A: non c’è l’aglio.
B: non c’è il peperoncino.
A: non c’è l’olio.
B: è cruda.
A: ci vado.
B: cucini tu.
A: sì. Tu che fai?
B: leggo il giornale.
A: è di ieri?
B: no, di domani.
A: ci metto anche il pepe?
B: no, solo il peperoncino.
A: non c’è.
B: mettici il pepe.
A: ce lo metto subito o ce lo metto dopo.
B: cucini tu.
A: lo so.
B: senti questa.
A: sto cucinando.
B: lui esce di casa per andare a lavorare. quando torna lei è uscita.
A: è pronto.
B: gli ha lasciato un piatto vuoto in cucina con sopra un biglietto.
A: si fredda.
B: sul biglietto c’è scritto: non torno, aspettami.
A:
Scena 2
C: sei venuto.
A: gliel’ho detto che ci venivo.
C: sì. che bello che sei venuto.
A: lo sapevo che sarebbe stato bello.
C: no. non me lo immaginavo.
A: non ci credevi.
C: l’avevo detto a tutti.
A: cosa.
C: che non saresti venuto.
A: invece.
C: sì.
A: sono venuto.
C: sì.
pausa
C: perché sei venuto.
A: sì.
C: perché sei venuto.
A: già.
C: perché sei venuto?
A: gliel’ho detto che ci venivo.
C: sì. gliel’hai detto.
A: gli ho scritto un biglietto.
C: sul piatto.
A: sulla tavola.
C: con scritto.
A: che sarei venuto.
C: che saresti andato.
pausa
A: perché sono venuto.
C: perché vuoi lavorare.
A: ecco perché.
C: perché ti vuoi collocare.
A: dove.
C: nel lavoro.
A: nella società.
C: gliel’avevi detto che venivi.
A: c’è qualcosa?
C: panini.
A: bene.
C: vuoi lavorare.
A: con cosa.
C: prosciutto.
A: formaggio.
C: togli la mollica.
A: l’ho tolta.
C: che lavoro ti ho chiesto di fare.
A: panini.
C: perché sei venuto?
A: per il biglietto.
C: la storia del biglietto.
A: sul piatto.
C: sul tavolo.
A: con scritto che sarei venuto.
C: non mi piace.
A: vuoi il mio formaggio.
C: è una truffa.
A: voglio lavorare.
C: ti vuoi collocare.
A: nella società, nel mondo delle bollette, nell’emisfero delle tasse.
C: devi aspettare.
A: vuoi il mio prosciutto.
C: c’è la fila. una lunga fila.
A: gli ho detto che venivo.
C: sì, gliel’hai detto.
A: l’ha letto sul giornale di oggi.
Scena 3
B: vuole un figlio.
C: c’è la fila.
B: deve aspettare.
C: gliel’ho detto.
B: senti questa.
C: ho fame.
B: lei esce di casa per andare a lavorare. quando torna lui è uscito.
C: gli lascia un biglietto.
B: sul tavolo, in cucina.
C: con scritto che
B: lui è andato a lavorare. non torna.
C: mangiamo.
B: non c’è tempo.
C: lo decidi tu quando c’è tempo.
B: lo decidi tu quando c’è lavoro.
C: sì.
B: sì.
C: voglio strisciare su una puttana.
B: è inverno. non si può.
C: voglio bucare le strade con un martello pneumatico e giocare a golf.
B: non si può.
C: non ho l’appalto.
B: c’è una lunga fila.
C: si deve aspettare.
B: senti questa.
C: vado e torno.
B: Ricordiamo la sua bontà, il suo essere generoso, la sua figura di uomo giusto.
C: sai perché non si scrivono più i necrologi di una volta?
B: sì.
C: perché si muore di meno.
B: di chi è la colpa.
C: dicono tutti che si muore. ma non si muore più.
B: non lo so. ho sete.
C: prendi quello che è venuto da me.
B: lui.
C: mi chiede se c’è lavoro.
B: glielo dai.
C: gli dico: guarda che la paga te la devi dividere con la moglie di quello che t’ha lasciato il posto.
B: lui ti chiede perché.
C: gli dico: c’è la fila, una lunga fila per dividere la paga con la moglie di quello che t’ha lasciato il posto.
B: magari muore.
C: si sposa.
B: si dimentica.
C: cambia sesso.
B: lui dov’è.
C: lo vedi.
B: sì.
C: eccolo.
Scena 4
A: è buio.
B: lo è.
A: mangiamo?
B: pensaci.
pausa
A: sì.
B: domani hai detto che ci vai.
A: ti ho detto che ci vado. ci vado.
B: gli ho parlato.
A: lo so.
B: te l’ha detto.
A: lo so.
B: magari muore.
A: si sposa.
B: si dimentica.
A: cambia sesso.
B: quanto è buio però.
A: ci penso sempre tutti i giorni. Salgo dalla scaletta, guardo giù, respiro forte. Penso, quanto è buio però.
B: forse se mangiamo.
A: schiarisce.
B: qualcosa di diverso.
A: come il giorno che succede qualcosa che dici quello è il giorno che tutto cambia.
B: così. bravo.
A: cosa t’ha detto lui.
B: si deve aspettare.
A: ha detto così.
B: c’è una lunga fila.
A: per l’iscrizione alla società.
B: si aspetta il cibo.
A: il letto.
B: il lavoro.
pausa
A: chi è lui.
B: t’assomiglia.
A: sì. mangiamo.
II Atto – Il buio
Scena 1
A: è buio.
B: già. buio.
A: anche un pò freddo.
B: sì.
A: è già buio che è freddo.
B: sì, sì, sì.
A: a che ora è che sei venuto.
B: sono uscito di casa che era buio.
A: a che ora è che sei uscito.
B: sono venuto qui che era piuttosto buio.
A: loro t’hanno chiamato per venire al buio.
B: anche a te.
A: anche me.
B: così buio che ho visto una pozzanghera e ci sono finito dentro.
A: così.
B: dentro al buio
A: della pozzanghera
B: con le scarpe i calzini
A: le dita le unghie
B: e tutto il resto
A: quello che conta è che adesso è meno buio.
B: sì.
A: ho fame. hai fame tu.
B: no.
A: mangio. vuoi mangiare qualcosa.
B: no. resto qui, al buio.
A: resto con te. ti dispiace.
B: no.
A: più o meno alle 5.
B: ho due panini se vuoi.
A: verso le sei.
B: con prosciutto e formaggio.
A: nella pozzanghera com’era.
B: come nel planetario diroccato dietro il parco.
A: con le stelle le luci le poltrone
B: già. le poltrone da cinema, comode, reclinabili. ne porterei un paio a casa.
A: per guardarci il soffitto.
B: no.
A: mangi.
B: credo di sì.
Pausa
A: a che ora era la convocazione.
B: loro hanno detto alle 6.
A: quindi loro ancora non ci sono.
B: forse.
A: tua sorella. Perché non è venuta.
B: perché ha freddo. soffre il freddo. non le piace il freddo.
A: io mi ricordo che le piace il buio.
B: loro hanno detto alle 6. che significa per te.
A: le piace la lana.
B: questa è nuova.
A: ti giuro che le piace.
B: qualcuno c’era se c’hanno fatto entrare.
A: come sto vestito così da infermiere.
B: hai freddo con le ciabatte.
A: sì.
B: beviamo qualcosa.
A: c’è acqua.
B: no, no. Beviamo caffè.
A: dove.
B: qui dietro all’angolo c’è una macchinetta.
A: rotta.
B: no.
A: rotta ieri.
B: no.
A: beviamo acqua.
B: come sto vestito da giudice.
A: mi ha detto di farmi la barba.
B: non si vede.
A: sì, ma me l’ha detto.
B: poi l’hai fatta.
A: no perché ieri sera non avevo voglia di farla.
B: cosa hai fatto ieri sera.
A: ho iniziato una sciarpa.
B: per mio sorella.
A: sì. sì.
B: e quindi ora cosa fai.
A: devo aspettare loro.
B: hai visto la partita.
A: sì.
B: sì. hai visto che partita.
A: sì, l’ho vista.
B: perché non ce lo dicono le scene che abbiamo.
A: invece guarda che è meglio.
B: perché.
A: perché se no tu stai tutta la sera a leggere la scena e poi non dormi.
B: sì. come no.
A: che colore piace a tua sorella.
B: non lo sai.
A: no.
B: nero.
Scena 2
B: ho visto una bambola truccata male.
A: io una luce troppo aperta anche se ero di spalle e non mi si vedeva e io stavo fermo in pausa e così fermo in azione che
B: ho incontrato di nuovo quello che chiede se ho trovato per caso i suoi soldi e i suoi gioielli, ma dove crede di essere.
A: io una signora poco vestita che arricciava il naso respirando e teneva il tempo alla morte in scena.
B: cazzo significa.
A: che questa la sentivi con i tacchi tutto il tempo mentre uno stava morendo in sala operatoria.
B: poi quello è morto.
A: lei ha smesso di fare rumore.
B: ha detto qualcosa.
A: dov’è la mia parrucchiera.
B: capisco.
A: quello moriva con i ferri piantati in bocca e quella pensava ai capelli.
B: cioè era un intervento al cervello che passava per la bocca.
A: no. per niente al mondo.
B: ho sentito parlare una volta di un intervento che passava per la bocca perché dalla testa dagli occhi dal naso non si poteva.
A: no. era un altro intervento.
Pausa
A: pulizia dei denti.
B: morto così. quello è morto con la pulizia dei denti.
A: sì. no. uno non muore per la pulizia dei denti.
B: come muore.
A: infarto.
B: terrore.
A: bava.
B: merda.
A: ha visto la moglie che scendeva dal piano dove ti dicono se hai un tumore.
B: hanno aggiustato la macchinetta.
A: va bene.
Pausa
B: non lo capisco.
A: neanche io quando parla.
B: vorresti capirlo quando non parla.
A: sì.
B: anch’io.
A: perché ogni volta qualcuno viene e dice non puoi.
B: qui non puoi stare perché non si apre la porta.
A: qui non puoi stare perché ci sono gli attori.
B: qui non puoi stare perché non puoi stare.
A: perché ogni volta qualcuno dice non puoi e io non capisco.
B: lo rifai.
A: anche apposta.
B: bravo. arguto.
A: quanti ne sono morti però.
B: sotto le travi le luci i palazzi.
A: ne muoiono ancora sai.
B: no.
A: sì sì.
B: dove. per esempio dove.
A: nella sala operatoria.
B: mentre quella diceva dov’è la mia parrucchiera.
A: così è la morte sul set.
B: merda. io non ci muoio qui.
A: chiama il sindacato.
B: me ne vado.
A: quando.
B: non lo so. me ne vado e basta. li lascio lì, tutti con le posizioni segnate col nastro giallo sul pavimento, che non s’accorgono finché uno dice stop e tutti continuano a muoversi.
A: sì. ma più naturali.
B: come vivi.
A: anch’io.
Scena 3
A: il regista ha detto stop.
B: poi l’aiuto-regista.
A: poi l’assistente.
B: poi il fonico.
A: il macchinista.
B: il tecnico luci.
A: lo scenografo.
B: la parrucchiera.
A: la costumista.
B: il vigile del fuoco.
A: le comparse bianche ferme spiaccicate sul muro co i ghigni e piscio e respiro trattenuti.
B: uno certe cose da casa non se le immagina.
A: no.
B: che ci sono 30 o 40 nasi pronti a smoccolare prima che la luce rossa si spenga.
A: nessuno sa quanto fiato ci sia in quei momenti. tutti fermi, immobili come mimi sorpresi con le gambe per aria.
B: e ogni volta che c’è lo scricchiolio del pavimento di plastica su cui tu stai cercando di trovare l’equilibrio per non cadere
A: loro ti puntano
B: loro ti indicano
A: ti deridono
B: ti spengono la luce.
III Atto – La notte
Scena 1
A: Hai visto il vecchio.
B: Sì.
A: Che dice.
B: Lo sai.
A: Dai che dice il vecchio.
B: Che vuole morire.
A: Per me può morire.
B: Qualcuno ha detto di no.
A: Ma ha il diritto di morire, no.
B: Qualcuno dice di no.
A: Hai visto però che chiede cose precise.
B: Idee chiare.
A: Così te l’ha chiesto.
B: Sì.
A: Tu che fai.
B: Non uccido i vecchi.
A: Non è un vecchio qualsiasi.
B: è un vecchio sempre in collera, anche se non sta più in piedi.
A: Ti ha chiesto un favore.
B: Poteva chiederlo a te.
A: Non c’è confidenza. (pausa) Lo uccidi?
B: Non voglio.
A: Dai ammazzalo che torniamo a casa.
B: Non posso.
A: Te l’ha chiesto lui. Puoi.
B: Mangiamo.
A: Sì.
B: Che mangiamo.
A: Carne direi.
B: Non c’è.
A: Finisce presto.
B: Ceci.
A: Non ci sono.
B: Non mi andavano.
A: Sai che ti dico.
B: Digiuniamo.
A: Così uccidi il vecchio con più concentrazione, senza roba sullo stomaco. Uccidi a stomaco vuoto. Con l’adrenalina e tutto il resto che fa da coro.
Scena 2
B: Che t’hanno detto di cantare.
A: My way. L’originale, swing puro.
B: Non c’entra, non è bello, non è rispettoso.
A: Alla fine ti sei deciso.
B: Dov’è andata la signora che le devo chiedere se posso cantare io al posto tuo.
A: i figli non lo permetteranno.
B: perché.
A: sai come sono i figli.
B: no.
A: dai: tutta quella storia dei ricordi e del rispetto del morto e quando li portava in chiesa e poi al ristorante e ordinava il pesce.
B: no.
A: è che se loro vogliono che sia tu a farlo è così che deve andare.
B: la conosco My way. La cantava mio zio.
A: non mi sembra rispettoso da parte tua.
B: sì invece.
A: rubarmi la parte così.
B: sto tutto il giorno chiuso in quella cucina a tagliare a pezzi le anguille, a sventrare i pesci pallidi, ad aprire le cozze con un coltello piatto e farle schioccare e poi togliere la mollica lattiginosa e arancione e lanciarla nel sugo.
A: il vecchio adora il pesce. sì.
B: tu. tu stai tutto il giorno in salotto con lui, gli accendi la tivù, spolveri con lo straccetto il televisore e i mobili brutti che ha e al massimo lo imbocchi.
A: gli pulisco la merda e gliela faccio vedere. tutti i giorni. lui vuole così. dice che la sua merda l’ha sempre vista con i suoi occhi. gli piace così.
B: sì ma lui ti fa ascoltare i dischi che ti chiede di mettere che sono meglio del puzzo di pesce in quella cucina tutta bianca. io la odio.
A: la musica. se quella è musica non sarei disposto a farlo fuori.
B: gliela canti e basta mentre lo soffoco. questo è il patto.
A: è come se lo facessi anch’io.
B: uhm. sì. può essere. però potrebbe essere di più.
A: non faccio a cambio. vuoi mettere la soddisfazione di cantargliela per l’ultima volta mentre tu.
B: basta. non ci penso più. non voglio.
Scena 3
A: se non lo fai non torneremo mai a casa.
B: pensi veramente che lo faremo.
A: devo.
B: pensi che prima o poi prenderemo un treno, poi un autobus, poi di nuovo un treno e che saremo a casa.
A: mi piace pensarlo.
B: solo. pensarlo.
A: sì. ammazzalo.
B: immagina che un giorno sei ricco e paralizzato e i tuoi figli e tua moglie pagano i tuoi badanti per farti fuori.
A: sì.
B: non ti piacerebbe.
A: nessuno ha mai pagato qualcuno per prendersi cura di me.
B: già.
A: noi siamo gli artefici del suo pensiero, le nostre parole lui se le ripete all’infinito.
B: è vero.
A: e noi gli allunghiamo la vita, lo puliamo, lo nutriamo, lo accarezziamo.
B: sì.
A: pensi veramente che ce la farebbe senza di noi.
B: no.
A: pensi che non gli farebbe piacere sapere che siamo noi, due sconosciuti che gli stanno sempre intorno, a farlo fuori.
B: forse.
A: ammazzalo.
B: va bene.
Scena 4
A: fatto.
B: no. no.
A: paura.
B: sì. ma non è quello.
A: pensi che non ci pagheranno.
B: anche. ma non è questo.
A: pensi che ci denunceranno.
B: può darsi. ma anche questo non c’entra.
A: credi che Dio ci darà noie.
B: no, non credo.
A: e allora.
B: è che non lo trovo.
A: pensi veramente che ci creda.
B: non c’è. se n’è andato.
A: che vuoi dire. che è morto senza il tuo. aiuto.
B: no. che proprio non c’è.
A: cercalo.
B: l’ho cercato.
A: cercalo meglio.
B: non mi piace cercare le persone.
A: lo cerco io.
B: bene. bravo.
…
A: dove hai cercato.
B: in bagno, in cucina, nel soggiorno, nella sua stanza da letto, nell’armadio della sua stanza da letto, sul balcone della sua stanza da letto.
A: sotto il suo letto.
B: sì. non c’è.
A: allora è andato.
B: è scappato.
A: può darsi. come si fa ora.
B: che ne dici se mangiamo qualcosa. m’è venuta fame.
A: anche a me.
B: apri la ghiacciaia e vedi se c’è ancora il coniglio.
A: va bene. mi piace.
B: io preparo un po’ di sugo per la pasta. c’è il coniglio.
A: no. c’è qualcos’altro.
B: cosa.
A: vieni a vedere.
Bum.
Fine.
commentum, i